FRASE SHOCK AL RIUNITI NEL REPARTO DI ORTOPEDIA: “MINAGLI UN COLPO IN QUEL GINOCCHIO COSÌ STA FERMO”

Un nuovo, grave episodio di malasanità scuote l’Ospedale Riuniti di Reggio Calabria, dove il reparto di ortopedia si è trasformato in un incubo per un paziente e i suoi familiari. La denuncia arriva da una testimone diretta che, profondamente scossa, racconta quanto accaduto dopo un incidente stradale in moto che ha coinvolto un uomo di 38 anni, trasportato in ospedale con una frattura trimalleolare e una lussazione tibia-perone.

Il dolore lancinante lo faceva urlare e piangere. Le sue richieste di un antidolorifico sono state accolte con indifferenza e toni ostili: “Doveva farselo dare al pronto soccorso”, è stata la risposta secca, priva di qualsiasi empatia, da parte del personale sanitario. Ma il momento più drammatico arriva durante la manovra per il riposizionamento dell’osso lussato. Il paziente, in preda al dolore, irrigidiva istintivamente la gamba, suscitando la reazione furiosa di un medico che – secondo quanto riportato – avrebbe urlato: “Mi hai seccato!” e, rivolgendosi a un collega, avrebbe aggiunto: “Minagli un corpo in quel ginocchio così sta fermo, che ha rotto le scatole.”

Frasi inaccettabili in un contesto che dovrebbe essere umano prima ancora che medico. Alla vista di tale brutalità, i familiari hanno cercato di intervenire per chiedere rispetto e pietà. La reazione del personale, però, è stata tutt’altro che conciliatoria: un’infermiera avrebbe minacciato i parenti, affermando che qualsiasi protesta avrebbe comportato la loro esclusione dalla stanza e limitazioni nel vedere il paziente. Li ha accusati di esagerazione, zittendoli con arroganza.

A rendere ancor più surreale la situazione, la mancanza di un oggetto basilare come un pappagallo per consentire al paziente di urinare. “In tutto l’ospedale non ce n’era uno disponibile”, racconta la testimone.

Questo episodio, uno dei tanti che pare emergano nel silenzio generale, riporta sotto i riflettori le condizioni allarmanti in cui versano alcuni reparti del nosocomio reggino: barelle rotte, pazienti ignorati, medici che litigano tra loro fino al punto da richiedere l’intervento della sicurezza. In un luogo dove si dovrebbe curare e accogliere, sembra regnare la disumanità.

La famiglia chiede giustizia e rispetto. E chiede che qualcuno intervenga, perché ciò che è accaduto non venga dimenticato né si ripeta.

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