Cannizzaro e Occhiuto frenano Reggio: le deleghe negano lo sviluppo alla città per calcoli elettorali
A Reggio Calabria si sta giocando una partita politica che rischia di compromettere il futuro della città. Nonostante le evidenti necessità amministrative e le possibilità concrete di sviluppo, la Regione Calabria – guidata da Roberto Occhiuto – continua a non concedere al sindaco Giuseppe Falcomatà le deleghe indispensabili per gestire pienamente e in autonomia diversi ambiti amministrativi. Tra questi: servizi pubblici, progetti strategici, infrastrutture e nomine tecniche.
Il mancato rilascio di queste deleghe non ha spiegazioni tecniche credibili. Le motivazioni, secondo molti osservatori, sono invece esclusivamente politiche. Il deputato Francesco Cannizzaro, figura chiave di Forza Italia e molto vicino al presidente Occhiuto, pare stia agendo più per proteggere interessi di partito che per il bene della città. La logica sembra chiara: non aiutare il sindaco Falcomatà – esponente del centrosinistra – a completare opere o ottenere risultati concreti prima delle prossime elezioni comunali. In pratica, ostacolare l’amministrazione in carica per indebolirla agli occhi dei cittadini e aprire la strada a una vittoria del centrodestra.
Si tratta di una strategia vecchia quanto il potere, ma che assume contorni ancora più gravi in una città che ha bisogno di continuità amministrativa, investimenti e visione. Bloccare le deleghe significa ritardare cantieri, frenare servizi, ostacolare progetti che potrebbero portare lavoro e sviluppo.
Nel linguaggio amministrativo, una “delega” è uno strumento con cui un ente superiore – in questo caso la Regione – attribuisce a un altro soggetto, come il Comune, il potere di agire in sua vece su questioni specifiche. È uno strumento essenziale per far funzionare il decentramento e garantire efficienza. Ma a Reggio, questi strumenti vengono usati come leve politiche. Il prezzo? Lo paga la città e i suoi cittadini.
In conclusione, la mancata concessione delle deleghe a Reggio Calabria non è una svista né un atto neutrale. È una scelta politica precisa, che mette gli interessi elettorali di Cannizzaro e Occhiuto davanti a quelli della comunità. Una logica che sa più di tattica da campagna elettorale che di buona amministrazione.